Veneto orientale, tv al buio ma Rayway scarica i problemi: «Colpa delle antenne»
VENEZIA
(8 ottobre) - Scoasse, no grazie. È inequivocabile, motivata, perfino
ideologicamente giustificata nel nome del federalismo, la scelta del
Veneto di non accettare l'importazione di rifiuti dalla Campania. Un
\"rifiuto dei rifiuti\" che è stato reso noto ieri dall'assessore
leghista all'ambiente, Maurizio Conte.
A
Ca' Balbi era infatti arrivata una richiesta della Regione campana che
chiedeva la disponibilità a stipulare un protocollo d'intesa per inviare
61 mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi.
Giusta o sbagliata la scelta della Regione Veneto, anche sulla base dei principi del federalismo?
Un passo burocratico necessario. Infatti, la presidenza del consiglio
ha emesso un bando per lo smaltimento in tutta Italia del materiale in
eccedenza. Ma su questa tipologia di rifiuti non vi sono pianificazioni o
contingentamenti che possano imporre lo smaltimento. E così la Campania
sta verificando la disponibilità sul territorio nazionale per rendere
meno pressante l'emergenza che sta infiammando il Mezzogiorno.
L'assessore
Conte ha negato questa disponibilità. Con parole che non si prestano a
equivoci. «Sulla base delle scarne informazioni disponibili dal bando -
ha reso noto - sembra trattarsi di rifiuti con elevato contenuto di
sostanza organica, in grado quindi di generare potenziali problemi
ambientali, in particolare di tipo \"odorigeno\"».
In
poche parole, sanno puzza. L'assessore spiega che «già da molti anni in
Veneto tale tipologia di rifiuti non può essere conferito direttamente
in discariche, se non previ preliminari trattamenti biologici di
stabilizzazione, finalizzati a ridurne le caratteristiche di
putrescibilità. Ma di tali rifiuti non ne smaltiamo più da anni, in
quanto nella nostra regione si effettua una raccolta differenziata
eccellente, superiore al 55 per cento».
Conte
aggiunge: «È un dato che ci conferma al vertice delle Regioni italiane,
mentre la rimanente quota di rifiuti urbani, per la frazione umida,
viene preventivamente trattata per ridurne la putrescibilità».
A
questa spiegazione tecnica seguono osservazioni più politiche. «Il no
del Veneto è comunque motivato sia perché non si può essere solidali con
lo sfascio determinato dai pubblici governanti della Campania, sia
perché le strutture di smaltimento della nostra regione sono tarate
sulla produzione del Veneto».
Nel
Nord Est produttivo l'emergenza-smaltimento non c'è. Invece, «la crisi
che periodicamente si ripete in Campania viene da lontano, conseguenza
di non scelte.
Ma
deve essere risolta una volta per tutte, non con interventi tampone
come quello richiesto al Veneto, bensì con l'assunzione di
responsabilità da parte di tutti, pubblici amministratori e cittadini».
Da Venezia un ammonimento ai napoletani. «Deve maturare in loro la
consapevolezza che il problema è loro e non di altri e quindi deve
essere risolto in Campania e non altrove, in una logica del tutto
federalista».
Per
rendere meno dura la risposta, l'assessore conclude: «Quello che
possiamo fare come Regione Veneto è fornire una consulenza per elaborare
tecnicamente ed amministrativamente un Piano per lo smaltimento
rifiuti».
Stando
ai dati regionali le 61 mila tonnellate sarebbero comunque una minima
parte rispetto ai rifiuti speciali non pericolosi che nel 2007 erano
quasi 8 milioni di tonnellate all'anno, a cui andavano aggiunti 7
milioni e mezzo di tonnellate dei rifiuti non pericolosi provenienti
dalle costruzioni e demolizioni.
Ma questo ultimo dato (che è di non facile quantificazione) andrebbe rettificato in modo vistoso nel 2008. Una stima indica infatti un valore di cinque milioni e mezzo di tonnellate di inerti dell'edilizia, due milioni in meno rispetto all'anno precedente. Segno che la crisi morde pesantemente.